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Colon irritabile e menopausa: come gli ormoni influenzano il microbiota

Parlare di intestino durante la menopausa significa confrontarsi, spesso, con un addome più “rumoroso” del solito.

Gonfiore che arriva già a metà mattina, dolorini crampiformi che compaiono senza logica, alternanza fra stitichezza ostinata e scariche urgenti… Se vi riconoscete, sappiate che non siete sole: secondo una recente meta-analisi la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) colpisce quasi una donna su cinque oltre i 50 anni, con una prevalenza quasi doppia rispetto agli uomini della stessa età(fonte ScienceDirect)

Ormoni in flessione, intestino in agitazione

Con la menopausa gli estrogeni calano in maniera repentina: un cambiamento essenziale per l’equilibrio dell’organismo, ma che l’apparato gastrico avverte come un piccolo terremoto. I recettori per gli estrogeni (ER-β) punteggiano infatti tutto il tratto gastro-intestinale; quando la stimolazione ormonale si riduce, la muscolatura liscia del colon rallenta e diventa più sensibile agli stimoli dolorosi (fonte PMC). Ecco perché il transito può incepparsi, dando luogo a stipsi o a spasmi alternati.

Allo stesso tempo progesterone e cortisolo viaggiano su montagne russe: la prima impennata di stress al lavoro o a casa attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), innalzando il cortisolo e rendendo la parete intestinale più permeabile e irritabile (fonte American Journal of Physiology). In pratica, l’intestino diventa un “sismografo” delle emozioni non appena gli ormoni si fanno altalenanti.

Microbiota: l’alleato che cambia pelle

Accanto alle fluttuazioni endocrine, anche la popolazione batterica intestinale subisce un cambio di guardia. Diversi studi indicano che, dopo la menopausa, diminuiscono i bifidobatteri “buoni” mentre aumentano gruppi batterici meno amichevoli come alcune specie di Firmicutes e Proteobacteria (fonte Sage Journals). Si riduce così la biodiversità dell’ecosistema intestinale e la barriera mucosa diventa più “porosa”, favorendo gas in eccesso, fermentazioni dolorose e quell’impressione di pancia sempre tesa.

C’è poi l’estroboloma, il piccolo sotto-insieme di microbi che “ricicla” gli estrogeni: quando la flora cambia, questi batteri metabolizzano in modo differente gli ormoni, influendo a loro volta sull’equilibrio complessivo.

È un dialogo circolare – meno estrogeni modificano la flora, la nuova flora rimodula i metaboliti estrogenici – che spiega perché alcune donne, pur assumendo la stessa dieta di sempre, notino sintomi nuovi o più accentuati.

Fattori che possono peggiorare la situazione

Se state entrando in menopausa ci sono dei fattori da tenere in considerazione per non peggiorare la situazione:

  1. Stress cronico – carichi familiari, lavoro da remoto senza orari, insonnia. L’iper-attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) perpetua la sensibilità viscerale.
  2. Dieta ricca di ultra-processati – snack salati, dolci confezionati, bevande zuccherate aggiungono sodio, grassi e zuccheri fermentabili che alimentano la disbiosi.
  3. Sedentarietà – il minor movimento rallenta la peristalsi e riduce la produzione di acidi grassi a corta catena benefici, prodotti dai batteri “buoni” durante l’esercizio.

Riconoscere questi fattori e modificarli gradualmente è spesso il primo passo per “calmare” un intestino che nel post-menopausa appare più vulnerabile.

Un percorso terapeutico olistico, ma sempre su misura

Ogni intestino racconta una storia diversa: c’è chi convive da anni con un alvo alterno e si è adattata a “giorni sì” e “giorni no”, e chi invece all’improvviso — spesso dopo l’ultima mestruazione o a seguito di un periodo di forte stress — scopre di non tollerare più alimenti che prima digeriva senza problemi.

Per questo, più che un protocollo rigido, preferisco parlare di un percorso costruito passo dopo passo attorno alla persona. Il primo passo è sempre quello di escludere cause organiche, per poi spostare l’attenzione verso l’alimentazione, il microbiota, lo stile di vita e la dimensione emotiva.

Il mio compito è proprio questo: disegnare un itinerario su misura così da trasformare un intestino irritabile in un intestino ascoltato — e, con il tempo, più sereno.

Domande frequenti

Menopausa e pancia gonfia: è sempre colon irritabile?
Non necessariamente. Il gonfiore può derivare da fermentazioni legate al calo degli estrogeni, ma può anche essere la spia di intolleranze (lattosio, fruttosio), di una SIBO o di un rallentato svuotamento gastrico. Finché non escludiamo queste cause con esami mirati – dal test del respiro alla valutazione ecografica – parlare di “semplice IBS” è riduttivo.

Quali probiotici scegliere dopo i 50 anni?
Non esiste la capsula adatta a tutte le situazioni. In genere, i ceppi che mostrano maggiore efficacia nelle donne in post-menopausa appartengono ai generi Lactobacillus e Bifidobacterium (per esempio L. plantarum e B. breve), ma la selezione dipende dal tuo profilo di disbiosi, dalla frequenza dell’alvo e dall’eventuale terapia ormonale sostitutiva. Un test di microbiota fecale aiuta a personalizzare la scelta e a evitare spese inutili.

La terapia ormonale sostitutiva fa sparire l’IBS?
Può attenuare alcuni sintomi – soprattutto il rallentamento del transito e la secchezza delle mucose – ma non è la panacea. Se il microbiota è sbilanciato o se lo stress resta alto, l’intestino continuerà a “protestare”.

In sintesi

Quando gli estrogeni scendono, l’intestino – regolato da un delicato dialogo con il sistema nervoso – diventa più sensibile e più lento; contemporaneamente il microbiota cambia volto, talvolta alimentando gonfiore, dolore e irregolarità. Ecco perché:

  1. La diagnosi strumentale resta il primo passo. Solo escludendo patologie organiche possiamo parlare di colon irritabile in menopausa con serenità.
  2. Ormoni, alimentazione, microbiota e stress si influenzano a vicenda. Ignorarne anche uno solo significa lasciare aperto un varco ai sintomi.
  3. Il percorso funziona se è su misura. Dieta modulata, probiotici selezionati, esercizio dolce e tecniche di mindfulness vanno cuciti addosso alla persona, proprio come un abito ben fatto.
  4. Il diario sintomi-emozioni è uno strumento potente. Ci aiuta a riconoscere i trigger nascosti e a intervenire tempestivamente.

L’intestino, soprattutto in questa fase di vita, non è un organo “a sé”, ma un vero e proprio sensore che registra ciò che accade a corpo e mente. Prendersene cura con uno sguardo olistico significa ascoltare i suoi segnali senza allarmismi, ma anche senza minimizzarli.

Hai riconosciuto alcuni di questi segnali?

Il passo successivo è semplice: prenota un consulto specialistico. Insieme valuteremo analisi, stile di vita e bisogni emotivi per disegnare un piano che riporti equilibrio fra ormoni, microbiota e serenità quotidiana. Perché la menopausa può essere una nuova stagione di benessere – a patto che l’intestino si senta compreso e libero di lavorare in pace.

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